Settore tessile e calzaturiero al passo con la sostenibilità

C’è ancora molta confusione e incertezza su quali prodotti e processi possono essere considerati sostenibili e quali caratteristiche rendono alcuni tipi di merce più sostenibili rispetto ad altri. Negli ultimi anni sono emersi diversi certificati di sostenibilità, prima nell’industria dell’abbigliamento e poi sempre di più in quella calzaturiera, utili a fornire degli standard che aiutino produttori, brand ma anche i consumatori a distinguere ciò che è eco-sostenibile ed etico da ciò che non lo è.

I consumatori hanno iniziato ad acquisire consapevolezza in questo senso non molto tempo fa. È il motivo per cui non tutti ancora cercano attivamente prodotti sostenibili. Si tratta di una tendenza in crescita soprattutto nelle generazioni più giovani.

Negli ultimi anni si sono succeduti numerosi studi e ricerche che hanno evidenziato come l’industria tessile e dell’abbigliamento – nonostante il notevole valore economico e sociale che rappresenta per la società, le imprese e i cittadini – sia anche e purtroppo uno dei settori industriali con il più alto valore impatto ambientale.

 

Facendo seguito al progetto di rilancio europeo “Green Deal” e al Piano d’Azione per l’Economia Circolare e per sostenere la ripresa dell’economia europea dalla pandemia, la Commissione Europea ha pubblicato la tanto attesa Strategia dell’Unione Europea per il tessile sostenibile e circolare del 2022, una strategia che è stata sviluppata attraverso un’ampia preparazione e consultazione a vari livelli e in tempi diversi e che ha visto l’espressione di opinioni e posizioni da parte di tutte le categorie di stakeholder.

 

Le implicazioni delle politiche delineate nella Strategia avranno conseguenze significative per tutti i soggetti coinvolti nella catena di fornitura, dai produttori ai distributori fino agli stessi consumatori. La maggior parte delle misure riguardano i tessili di consumo, ad esempio il fast fashion o il passaporto digitale, ma avranno anche conseguenze per il mercato dei tessili tecnici e professionali, nonché requisiti obbligatori per gli appalti pubblici verdi. Il processo di adattamento necessario coinvolgerà tutti gli attori sia nel breve che nel medio termine, arrivando fino al comportamento dei consumatori ed i capisaldi sono i seguenti:

 

  1. Introdurre requisiti obbligatori di progettazione ecocompatibile
  2. Fermare la distruzione dei prodotti tessili invenduti o restituiti
  3. Affrontare il problema dell’inquinamento da microplastiche
  4. Introdurre requisiti di informazione e un passaporto digitale dei prodotti
  5. Dichiarazioni verdi per prodotti tessili realmente sostenibili
  6. Responsabilità estesa del produttore e promozione del riutilizzo e del riciclo dei prodotti tessili rifiuti tessili
  7. Avviare il percorso di transizione per l’ecosistema tessile del futuro
  8. Invertire la sovrapproduzione e il consumo eccessivo di abbigliamento: far passare la fast fashion
  9. Garantire concorrenza leale e conformità in un mercato interno ben funzionante
  10. Sostenere la ricerca, innovazione e investimenti
  11. Sviluppare le competenze necessarie per la transizione verde e digitale
  12. Due diligence per l’equità ambientale e sociale
  13. Affrontare le sfide derivanti dall’esportazione di rifiuti tessili.

Per quanto ancora non ci sia una regolamentazione chiara ed omogenea, molti sono i passi avanti che la Commissione Europea sta facendo per essere conforme ai principi di sostenibilità. Sicuramente questi fanno riferimento al riciclo di materie prime, riduzione degli scarti e del fast fashion, incremento della produzione di energia green, controllo della filiera, soprattutto nel rispetto dei diritti umani.

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